Denominazione empirica dell'
Acetobacter xylinum, batterio appartenente
alla famiglia delle pseudomonadacee, ordine delle pseudomonadali che, in
simbiosi con saccaromiceti, forma una zooglea (patina molto densa di natura
cellulosica) sull'infuso di tè ben zuccherato. Noto da secoli nel mondo
orientale arrivò in Italia (e in Europa) intorno agli anni Cinquanta come
medicina miracolosa, capace di guarire l'artrite, il diabete, la tubercolosi,
l'ulcera, l'esaurimento nervoso, il mal di fegato e perfino il cancro. La
scienza ufficiale dichiarò allora inesistenti le proprietà
terapeutiche del
f.c. ma la gente, da noi, cercò in ogni modo di
procurarsi il miracoloso toccasana; perché fosse efficace, tuttavia, si
doveva riceverlo in dono e non acquistarlo e metterlo in infusione di tè
al riparo della luce del sole. Secondo i più seri erboristi esso aveva
soltanto un leggero potere diuretico e disintossicante, ma assolutamente niente
di miracoloso. Secondo certe credenze, sostenute da una larga pubblicità,
il
f.c. avrebbe anche avuto la proprietà di "assicurare la
felicità in amore".